I diritti di un pappagallo a Stoccolma, la fotografia di una bambina a Eviv (Leopo-li), una scultura di Alessandro Magno a Skopje, una cerimonia commemorativa per il 50° anniversario dell’invasione di Praga… La scrittrice e giornalista Slavenka Drakulié torna a visitare il “caffè” Europa, quell’Est europeo di cui aveva già scritto nei primi anni dopo il collasso del blocco sovietico, per vedere dove sono andate a finire le speranze e le disillusioni di allora. Osservando da vicino gli oggetti e la vita quotidiana ― dalle tessere sanitarie ai monumenti nazionali, dai film popolari alle abitudini culturali ―, nonché il nazionalismo crescente così come le derive autoritarie di certa politica, il movimento #MeToo e la condizione femminile, Drakulié dà forma a un’innovativa e audace raccolta di reportage che ci mette di fronte a un continente ancora profondamente diviso e in subbuglio. Ci mostra da un lato come il totalitarismo non sia morto dall’oggi al domani e dall’altro come la democrazia non abbia ancora permeato le società degli europei dell’Est. Allo stesso tempo non distoglie lo sguardo da quanto avviene in Occidente e dalle sue contraddizioni come nel fenomeno della Brexit.
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