Istria, le isole del vento raccontate da Nicolò Giraldi e disegnate da Pierfranco Fabris. Nella baia di Martinscica sull’isola di Cherso esistono i resti di una tonnara. Fino a circa gli anni Sessanta qui veniva praticata la pesca del tonno e i racconti delle persone anziane sull’epica delle battaglie tra uomo e Natura si sprecavano. Gli uomini e le donne anziani un tempo parlavano un dialetto strano, costruito sulle inflessioni istrovenete o quarnerine, e vivevano sospesi tra le dominazioni che quest’isola aveva conosciuto nel corso del Novecento. Ci sono le istriane, da Parenzo fino ai dintorni di Pola, passando per l’arcipelago rovignese e la magia delle Broni. C’è lo scoglio della Galiola, l’epica di Nazario Sauro, prima di avventurarsi verso il mare aperto, alla scoperta delle sabbie di Sansego, o degli americani di Ilovik, le statue greche in fondo agli abissi, l’acqua smeraldo e uccelli migratori. Isole dove nascono monaci medievali, galee affondate e battaglie navali; Ci sono imperatori e carabinieri, grifoni e sameri (asini in dialetto rovignese), piròni e forchette, e ancora, la voglia di spostare per una volta il punto di vista su quello che non c’è, la narrazione sconosciuta, le tombe dei cimiteri, i dettagli collezionati in tutti i viaggi che fin da bambino ho compiuto in queste terre.
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