Il mare è un mistero. Ne abbiamo tracciato i confini, scandagliato le profondità, ma rimane l’ultima frontiera, che forse non attraverseremo mai. Narratore con Linneo nell’animo, instancabile indagatore del mondo naturale, Patrik Svensson ha raccolto in questo libro multiforme – romanzo d’avventura, memoir, indagine scientifica – storie di personaggi celebri e individui dimenticati che si sono consacrati al mito del mare, dai naviganti polinesiani che attraversarono in canoa l’Oceano Pacifico a Piccard e Walsh, che per primi osservarono il paesaggio alieno della fossa delle Marianne. La storia del mare è una storia di curiosità umana – come quella di Robert Dick, il fornaio-naturalista che nel 1863 trovò su una spiaggia scozzese un fossile vecchio di 385 milioni di anni e rivoluzionò la teoria evolutiva – e di bellezza, come ci insegna Rachel Carson, che al mare dedicò pagine memorabili e che grazie al mare conobbe l’amore di una vita. Ma è anche una storia di soprusi, come testimonia l’ultimo viaggio di Magellano, quello in cui rimase ucciso, qui narrato dalla prospettiva di Enrique, il suo schiavo malese e forse il primo uomo a circumnavigare davvero il globo. Dalle antiche leggende di calamari giganti all’epopea dei capodogli immortalati in Moby Dick, passando per l’allarme ecologico a cui oggi nessuno può sottrarsi, “L’uomo con lo scandaglio” è un racconto sulle grandi domande della natura, quelle a cui nei secoli la nostra irrequietezza è riuscita a rispondere e quelle che la nostra filosofia non potrà mai sognare.
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